venerdì 22 aprile 2011

Aghi bye bye: ecco la nuova insulina spray contro il diabete

Come ben sappiamo il diabete è una malattia di diffusione globale; e secondo alcuni dati resi noti dall'International Diabetes Federation, nel 2030 circa 430 milioni di persone saranno affette da questa malattia. Al momento, in Italia sono 2,9 i pazienti colpiti da questa patologia e circa 250 milioni nel mondo.

Al meeting annuale dell'America Chemical Society, che si tiene a San Francisco in California, è stato presentato il moderno tipo di insulina, che grazie ad una nuova tecnologia ideata dai ricercatori della Mannkind Corporation, potrà essere somministrata per vie aeree, agendo addirittura più velocemente del farmaco tradizionale; in questo modo l'incubo delle iniezioni quotidiane per i malati di diabete svanirà.

Questo nuovo tipo di prodotto che regola i livelli di glicemia nel sangue, viene fatto assorbire dalle vie respiratorie attraverso particelle costituite dall'auto-assemblamento di minuscole molecole; una volta inseriti i farmaci all'interno di queste particelle, queste vengono fatte essiccare per poi formare una polverina asciutta; successivamente grazie ad un apparecchio grande quanto un pollice, i pazienti potranno inalare una piccola quantità del farmaco, che si dissolverà molto rapidamente, venendo in fine assorbito dalla circolazione sanguigna.

di Camilla Lombardozzi

Vene varicose? Una patologia dolorosa



Il fenomeno delle vene varicose, in Italia, rappresenta una patologia molto diffusa. Si pensi che circa il 25% percento della popolazione, si tratta in prevalenza di donna, ne soffre.

«Le vene varicose sono vene superficiali dilatate in cui il sangue non scorre. Questo sfiancamento della parete venosa prende origine dalla cosiddetta insufficienza venosa, di cui le varici non sono altro che una delle manifestazioni più evidenti» spiega Roberto Chiesa, direttore della Cattedra di chirurgia vascolare dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Purtroppo i danni che possono comportare sono piuttosto gravi: flebiti e trombosi.

Fattori ereditari, ma anche fumo, cattiva alimentazione, sovrappeso e gravidanza possono contribuire al sorgere di un’insufficenza venosa. I sintomi più comunini sono: ingrossamento visibile delle vene, dolori e crampi alle gambe, caviglie e piedi gonfi.

Quando si è in presenza di insufficenza venosa allora è possibile migliorare la circolazione delle gambe per prevenire complicanze. Quando si parla di disagi lievi ci possono essere dei piccoli accorgimenti: perdere peso, fare attività fisica, limitare l’uso di sigarette e alcool. Efficace è anche la terapia elasto-compressiva con delle calze elastiche a compressione graduata. Ma anche il ricorso a farmaci flebotonici è spesso utile per contrastare dolori alle gambe, crampi nella notte, tensione e pesantezza.

Quando i danni, invece, sono estesi il ricorso alla chirurgia, forse, è l’unica possibile soluzione.Spiega il dottor Roberto Chiesa che «In presenza di varici, quando il dolore non è tollerabile, o per ragioni estetiche, si può optare per l'asportazione o la chiusura del vaso varicoso. L'asportazione completa del vaso si esegue solo per la grande ed, eventualmente, per la piccola safena varicose e prevede l'intervento di safenectomia (o stripping), che oggi è il più usato. Un approccio alternativo alla rimozione del vaso varicoso, o di una sua parte, consiste nella sua esclusione dal circolo sanguigno con tecniche endovascolari (laser e radiofrequenza). La terapia sclerosante è utile sia per eliminare piccole varici, sia per far scomparire i capillari superficiali (teleangectasie)».

di Rossana Palazzo

giovedì 14 aprile 2011

Cattiva respirazione? Un trauma infantile può essere la causa


Se hai disturbi respiratori da grande forse è perché da piccolo hai avuto un distacco precoce dai genitori. Ebbene uno studio condotto dall’Università San Raffaele di Milano e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche ha dimostrato che sempre più giovani, in età adulta, manifestano difficoltà respiratorie dovute ad attacchi di panico.

Ciò perché quando si subisce un allontanamento prematuro si innesca una sorta di risposta fisiologica, appunto una difficoltà respiratoria. In quei frangenti infatti, a livello fisiologico, cambia un parametro che comporta stimoli soffocatori che si ripercuotono in età adulta. Purtroppo i danni più consistenti sono a livello mentale. Oltretutto è fondamentale l’età in cui le avversità colpiscono: se l’esposizione avviene in età infantile l’alterazione respiratoria che si instaura rimane costante fino alla prima parte dell’età adulta. I dati a cui hanno conseguito i ricercatori del San Raffaele, frutto di deduzioni tratte dalle considerazioni pubblicate sull’American Journal of Medical Genetics e sul PlosONE, hanno inoltre mostrato come ci sia una certa affinità tra umani e topi. I ricercatori hanno intervistato centinaia di gemelli circa il loro distacco dai genitori in età puerile; negli animali invece, hanno separato dei topi dalla madre naturale a 24 ore dalla nascita e per i 4 giorni successivi li hanno affidati a madri diverse da quella biologica. Le madri topo adottano molto facilmente i cuccioli di altre madri, l’esperienza precoce della madre innesca una risposta iperventilatoria all’anidride carbonica del 150% maggiore di quella osservata in cuccioli allevati normalmente.

Analizzando le cause di questa risposta i dati hanno dimostrato che l’esagerata risposta è da associare ad un aumento del segnale genetico presente negli individui sottoposti a separazione precoce. Marco Battaglia, professore di Psicopatologia dello sviluppo al San Raffaele, ha affermato che l’obiettivo ultimo resta quello di «aumentare le conoscenze dei meccanismi genetici e ambientali che influenzano manifestazioni ansiose nei bambini e giovani adulti, migliorando le strategie di prevenzione, diagnosi precoce e terapia».

di Rossana Palazzo

martedì 12 aprile 2011

Ministero dell'Ambiete: "Menù a Km zero per avere cibi più sani ed inquinare meno"

Più prodotti bio alle mense scolastiche e a quelle della pubblica amministrazione. Così è stato deciso dal Ministero dell’Ambiente che ha varato il nuovo “Piano d'azione per la sostenibilità ambientale sui consumi della PA” che dovrà essere tradotto in una direttiva ministeriale la prossima settimana.

L’iniziativa è volta a promuovere un menù più vegetariano consigliato dalla LAV (Lega antivivisezione). L’obiettivo è quello di prestare maggiore attenzione al benessere animale e all’impatto ambientale prodotto dagli allevamenti intensivi. In tal modo verrà ridotto il consumo di carne, considerato l’impatto che gli allevamenti producono.

Le aziende erogatrici del servizio avranno il compito di creare maggiore consapevolezza nel consumo di un cibo più sano. I bambini insomma mangeranno più uova che proverranno solo da allevamenti all’aperto perché, come già stabilito dalla direttiva europea 74/1999, gli animali in gabbia soffrono, dunque tale tipo di allevamento deve essere bandito.

Le ditte che rispetteranno questa direttiva si aggiudicheranno maggior punteggio nelle gare d’appalto per l’assegnazione di servizi di ristorazione e nella distribuzione di prodotti alimentari. Attraverso questo piano insomma non solo il cibo delle mense sarà più sano perché proveniente da agricoltura biologica, ma, guardando i dati forniti dall’associazione animalista, verranno risparmiati 3.320 tonnellate di CO2 al giorno. Quindi perché dare ai nostri figli prodotti provenienti chissà da dove? Forse preferire la filiera corta non è poi così male, anzi, considerati i risultati, si avrebbe una migliore qualità dei prodotti alimentari e si registrerebbe un tasso di inquinamento ambientale minore.

di Rossana Palazzo


mercoledì 6 aprile 2011

SE IL PASTO È GRASSO, MEGLIO RINUNCIARE AL CAFFÈ



Il "nero" più amato dagli italiani potrebbe far lievitare gli zuccheri nel sangue se assunto dopo un pasto abbondante. Amato da 6 italiani su 10 il caffè, da sempre conosciuto per le sue benefiche proprietà digestive, energetiche e antiossidanti, sembrerebbe capace di far impennare la curva glicemica, fino a picchi estremi, se sorseggiato dopo un pasto copioso e ricco di grassi.

A rivelare l'effetto dannoso e combinato di grassi saturi e caffeina sui livelli di glucosio nel sangue, sarebbe stato un recente studio dell'Università di Guelph, in Canada, che avrebbe dimostrato come il livello di zuccheri, del 32% più alto del normale a seguito dell'introduzione di grassi, potrebbe addirittura raddoppiare con l'aggiunta di caffè facendo raggiungere percentuali glicemiche simili a quelle di persone diabetiche.

Sabrina Ferri

Fonte: Italia Salute